Ti lascio …..
(Testamento)
Non voglio che tu sia lo
zimbello del mondo.
Ti lascio il sole che
lasciò mio padre a me.
Le stelle brilleranno
uguali ed uguali ti indurranno
le notti a dolce sonno.
Il mare t’empirà di sogni.
Ti lascio
il mio sorriso amareggiato:
fanne scialo
ma non tradirmi. Il mondo
è povero
oggi. S’è tanto
insanguinato questo mondo
ed è rimasto povero.
Diventa ricco
tu guadagnando l’amore del
mondo.
Ti lascio la mia lotta
incompiuta
e l’arma con la canna
arroventata.
Non l’appendere al muro.
Il mondo ne ha bisogno.
Ti lascio il mio
cordoglio. Tanta pena
vinta nelle battaglie del
tempo.
E ricorda. Quest’ordine ti
lascio.
Ricordare vuol dire non
morire.
Non dire mai che sono
stato indegno, che
disperazione mi ha portato
avanti e son rimasto
indietro, al di qua della
trincea.
Ho gridato, gridato mille
e mille volte no,
ma soffiava un gran vento
e piogge e grandine
hanno sepolto la mia voce.
Ti lascio
la mia storia vergata con
la mano
d’una qualche speranza. A
te finirla.
Ti lascio i simulacri
degli eroi
con le mani mozzate,
ragazzi che non fecero a
tempo
ad assumere austere forme
d’uomo,
madri vestite di bruno,
fanciulle violentate.
Ti lascio la memoria di Belsen e Auschwitz.
Fa presto a farti grande.
Nutri bene
il tuo gracile cuore con la
carne
della pace del mondo,
ragazzo, ragazzo.
Impara che milioni di
fratelli innocenti
svanirono d’un tratto
nelle nevi gelate
in una tomba comune e
spregiata.
Si chiamano nemici; già. I
nemici dell’odio.
Ti lascio l’indirizzo
della tomba
perché tu vada a leggere
l’epigrafe.
Ti lascio accampamenti
d’una città con tanti
prigionieri,
dicono sempre si, ma
dentro loro mugghia
l’imprigionato no
dell’uomo libero.
Anch’io sono di quelli che
dicono di fuori
Il sì della necessità, ma
nutro, dentro, il no.
Così è stato il mio tempo.
Gira l’occhio
dolce al nostro crepuscolo
amaro,
il pane è fatto di pietra,
l’acqua di fango,
la verità un uccello che
non canta.
E’ questo che ti lascio.
Io conquistai il coraggio
d’essere fiero. Sforzati
di vivere.
Salta il fosso da solo e
fatti libero.
Attendo nuove. E’ questo
che ti lascio.
Kriton Athanasulis
La Grecia, tra
il 1941 e il 1944, si trova sotto l'occupazione nazifascista. In quel periodo
si sviluppa una letteratura clandestina molto impegnata.
La dittatura
greca,dopo il 1967, costrinse al silenzio molti intellettuali, mentre altri
furono costretti all'esilio: da non dimenticare è il poeta Kriton Athanasulis. Di lui si ricorda il commosso “Testamento”,
pregno dell’esperienza personale del poeta.