Le origini del Tricolore Nel 1848 Carlo Alberto capì che poteva essere segno di unità (Corriere
della Sera, 5 gennaio 2003) La Festa del Tricolore, molto opportunamente voluta dal Presidente della Repubblica per corroborare la coscienza nazionale, sospinge a ripercorrerne origini e vicende. I primi a idearlo furono due
studenti dell'Università di Bologna, Luigi Zamboni e Giambattista De
Rolandis, nativo di Castellalfero, oggi in provincia di Asti. Unirono il
bianco e il rosso delle rispettive città al verde, colore della speranza: di
«far risorgere l'Italia a nuova vita», senza «far da scimmia alla Francia».
Era il 1794. L'11 aprile Carlo Alberto adottò tuttavia la «bandiera tricolore italiana» quale «bandiera nazionale» e «simbolo dell'Unione italiana», con lo scudo di Savoia al centro. Fu la decisione vincente. Il tricolore cessò di essere emblema giacobino o solo repubblicano. Lo innalzò anche Garibaldi salpando da Quarto per la Sicilia. Tale rimase la bandiera italiana sino alla partenza di Umberto II dall'Italia il 13 giugno 1946. Segretamente portata in Italia, proprio quella ammainata dalla torretta del Quirinale, una domenica del settembre 1999, sventolò dal Palazzo Municipale di Racconigi (Cuneo) per lo scoprimento di un busto di Umberto nel decennale della morte. La cosa passò liscia. Le autorità della Repubblica sapevano - e sanno - che milioni di italiani in quattro guerre d'indipendenza e nella Seconda guerra mondiale si sono riconosciuti nella bandiera che coprì le bare dei caduti. Per la Patria. Alle 5 pomeridiane del 6 novembre 1796 - dunque ancor prima di essere adottato dalla Repubblica Cispadana, a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797 - il tricolore divenne insegna delle sei coorti della Legione Lombarda. Ciascuna di esse recava
al centro simboli (cappello frigio, gladi romani, emblemi massonici...) e un
motto. Per esempio «Subordinazione alle leggi militari», «Eguaglianza o
morte». |
Aldo A.
Mola |