RADUNO 2016

IL DISCORSO DI GIUSEPPE COLAIANNI

Gentili Signore, Ospiti, Allievi oggi parlerò di colpa. Non guardatevi attorno stupiti e non meravigliatevi. Ho proprio detto colpa. E’ la colpa è di chi è. Naturalmente del Presidente del 19° Corso, il “Corso dello Stile”. Dal momento del Preavviso del Raduno di Corso, tanti, e mi ci metto anche io, hanno cominciato a smuovere le idee (poche) del cervello: “Allora mi vesto ….. allora indosso …… lucido i bottoni ….. cara lasciami pensare …… il mezzo migliore per andare ….. no, non voglio arrivare per primo …… ma partiamo presto, ci fermiamo là e guardiamo chi arriva poi con calma …… ci muoviamo noi …. dai, fai presto sono già arrivati 2 Allievi …… hai visto come sono vestiti? …… te lo avevo detto di portarmi la polo estiva con i sandali ….. e ora …. panico”. Più o meno questi sono i pensieri che turbinano nella mente al primo impatto, poi arriva la calma, l’ansia si placa e finalmente si rientra nei ranghi della normalità. I pensieri si fanno limpidi, le parole scorrono e rimane un’idea: “Come fa Carmine a pensare a tutto?. Non preoccupiamoci: a Venezia c’è il Giorgio, quel mattacchione di Sclisizzi che ci farà vivere un 48. Dove c’è lui, arriva l’allegria, la gioia, la battuta sagace. In poche parole: il buonumore. E stavolta che l’organizzatore è lui, il “Veneto” per eccellenza, potrebbe anche scapparci un piatto di “masanete” e pesce di paranza pescato e fritto.

Mie care Signore, Ospiti, Allievi, siamo qui con la gioia nel cuore ed è giusto rendere omaggio a questa terra, questo lembo di Patria che ne ha viste di tutti i colori. Veneto, terra di conquista, Mai doma, calpestata da barbari, francesi, austriaci, tedeschi. Veneto, terra e mare, terra acqua e palù, terra e sudore. Terra strappata al mare con sacrificio e difesa con cuore ereditato dai tanti invasori Gente ribella ed indomita. Passa una gondola dalla città, chi dalla gondola qual novità. Il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola la bandiera bianca. E l’anima e lo spirito ribolle di italianità che combatte, resiste, non piega la schiena e quando è ora alza la testa, offre il petto, si batte per conquistare la LIBERTA’.

Dal pennone dello “striaco” pendevano i corpi di Oberdan, Sauro, Battisti, morti, ma lo spirito esultante cantava: “E’ la Bandiera dei 3 colori, è sempre stata la più bella. Noi vogliamo sempre quella, noi vogliamo la libertà”. L’ingegno, il lavoro umile, lo sforzo, la ferma volontà di conquistare la pace. Ed è qui dove hanno camminato, sudato, imprecato e sono morti gli Italiani, la prima volta tutti, dal nord al sud, sotto la stessa Bandiera. Non si capivano l’un l’altro, ma il Soldato italiano è intraprendente, fa in fretta a comprendere. E nell’assalto cade il Siciliano, il Lombardo, il Piemontese, il Calabrese, il Campano ……  Si la meglio gioventù. Lo sguardo al cielo, la mamma nel cuore e la Patria che chiedeva la vita per la libertà. Gente umile, gente colta, gente di campagna, di montagna, di mare. Figli che hanno avuto una cosa in comune: quella di aver bagnato con il sangue questa terra. Terra brava, maligna, benedetta che tanto ha preteso in cambio …… in cambio …… in cambio. In cambio del lavoro, della libertà, del benessere.

Motivi personali mi impediscono di partecipare domenica 6 giugno alla cerimonia di Corso. Ci sarà un Allievo che ricorderà e commemorerà i CADUTI ed i nostri 73 Colleghi “andati avanti”. Ognuno di loro ha vissuto la propria vita e noi li ricordiamo con affetto. Qualcuno è qui, sulla punta della lingua e lasciatemeli ricordare:

·       CANTONE Giuseppe = pensava alla pensione;

·       COGNATA Marello = se ne è andato sul più bello;

·       CROCETTI Luigi = silenzio, è a rapporto da zio Oreste e con lui sta preparando la nuvoletta del 19° Corso;

·       DE GROSSI Eraldo = abbracciandomi diceva “Chi sono io”. La risposta “Io non ti conosco”;

·       DE PASCALIS Renato = ½ prima arriva la nuvola di fumo, per lui e la sua allegria;

·       DI GIACOMO Silvio = alpino di ferro. Solo il fulmine ha potuto fermarlo;

·       DI LAURO Fortunato = Banzai, di nome e di fatto; irruente come un tornado;

·       DUPADI Renzo = Con la Munga andava da per tutto; ora è in lite con Caronte per il traghetto;

·       FANTE Giovanni = sognava una chioma fluente;

·       FICOCELLI Giuseppe = Cavaliere nato, comandava il plotone con signorilità. E dico uno, e dico due passo e dico passoo!;

·       GAGLIONE Vincenzo = bersagliere tranquillo, ha fatto un salto nel cerchio di fuoco della vita;

·       LECIS Francesco = dispensatore di Sifcamina, ha lenito i dolori muscolari a tanti;

·       PAVANO Giuseppe = mitico Giona, lontano da lui prima di una interrogazione;

·       PERRONE Tommaso = scrittore di lettere d’amore e grande fumatore di toscani;

·       SALINARO Gaetano = alpini in corpo di fante, saliva a Rochemolle per fare il muratore;

·       TITA Antonino = sorriso accattivante con un cuore grade grande;

·       TORNIFIGLIA Rocco = fumettista eccellente, ma come i gatti covava l’insalata;

·       FEFE’ = Carabiniere eccezionale, fotografo impareggiabile, anima e vita dei ricordi del Corso. Sorriso scherzoso, sguardo ammiccante, controllando diceva “Statte accuort, guaglione”;

Gli Allievi non nominati non se ne abbiano a male, sono e saranno delle stelle brillanti che occupano nel cuore e nella mente di ciascuno di noi un posto importante. Si, il mondo dei ricordi è occupato anche da loro ed è bello poter dire alla voce, tutti insieme “PRESENTE!!!. Ad essi dedichiamo questo antico canto

Non avvicinarti alla mia tomba piangendo

Non stare davanti alla mia tomba a piangere

non ci sono. Non dormo lì.

Io sono come mille venti che soffiano.

Io sono lo scintillio del sole sulla neve

Io sono la luce del sole sul grano dorato.

Io sono la gentile pioggia autunnale.

Quando ti svegli nel silenzio del mattino

Io sono il volo rapido degli uccelli.

Io sono le stelle che brillano nel cielo della notte.

Non stare davanti alla mia tomba a piangere

Io non sono lì. Io non sono morto.

Nel tumultuoso rumore del silenzio, disturbato dal battito el cuore, naufragato nel mare dei ricordi della gioventù e venuto a più miti consigli ora che deve sostenere questo Allievo di …..anta e più dolce ricordare i momenti vissuti con l’ansia per l’ispezione annuale, con lo scrupolo ed il pensiero di ave fatto le cose giuste per l’attacco a fuoco, con l’impegno quotidiano per ben figurare al comandi di reparto, con la soddisfazione per l’elogio meritato, con la calda accoglienza della moglie e dei figli al termine della solita dura, impegnativa giornata di lavoro.

Ora sono qui, stanco e provato nel fisico e nella mente, ma pronto al richiamo del Corso andiamo, su. Si andiamo li. SI andiamo per sentirci Vicini e Amici e per confortarci nelle prove della vita che ci attendono.

Non termino perché ognuno di noi porrà la fine come e dove vuole.

Io dirò solo: “Arrivederci alla prossima”.