(Muggia, 20-23
settembre 2001)
(dal nostro inviato speciale)
Muggia è un paesino su un promontorio a sud del porto di Trieste. Percorrendo la strada costiera del promontorio, alcuni chilometri dopo Muggia, si arriva ad un ampio complesso, in passato utilizzato come Lazzaretto ed ora sede di una base logistica dell’Esercito. Subito alle spalle della base logistica vi è il confine di Stato con la Slovenia. Proprio qui, all’estremo lembo del suolo nazionale, dal 20 al 23 settembre 2001, si è riunito il 19° Corso degli Allievi dell’Accademia Militare di Modena, il “nostro” Corso.
Giovedì
20 settembre, 130 voci chiassose ed allegre, 130 dialetti di tutte le contrade
del nostro Paese, hanno animato vivacemente la dolce quiete della base
logistica. Un continuo riconoscersi, abbracciarsi, scambiarsi i primi saluti.
Fra gli altri un accento anglosassone: quello del Col. Abela dell’Esercito
inglese che ha frequentato con noi la Scuola di Guerra e che ha voluto essere
ancora una volta con noi. Fra i tanti, è stata una gioia avere con noi la
signora Leda Tita, vedova del nostro carissimo Antonino. E’ la prima volta che
un coniuge di un nostro collega deceduto si unisce a noi. La cosa ci ha fatto
un piacere immenso. Avere Leda tra noi, è stato un po’ come avere fra di noi
Antonino. Gli onori di casa erano assicurati dal mitico gruppo friulano di
Pappalardo, Candolini, kasperkovitz. A tutti, dopo il saluto spontaneo e
cordiale, è stata “appioppata” la pesante cartella contenente le istruzioni
particolareggiate sul programma e tutta la documentazione necessaria per
seguire le escursioni esterne. Dopo la ricezione, subito alla reception della
base logistica per prendere le chiavi della camera assegnata. I primi giunti, come
giusto, hanno usufruito delle stanze migliori, gli ultimi hanno dovuto occupare
gli angoli più riposti della base, perché il 19° ha saturato completamente la
capacità ricettiva del Lazzaretto.
Ed
una volta giunti in camera, la prima sorpresa: nell’intento di economizzare (le
finanze del 19° non sono floride) gli Allievi hanno dovuto farsi da solo il
letto. Piccoli sacrifici per il bilancio del 19° od un sano ritorno alle
spartane abitudini del “cubo” modenese? Il Comitato organizzatore del raduno e
la presidenza della Associazione, appositamente interpellati, non hanno fornito
elementi di risposta probanti. Il solito brontolone (nel 19° non mancano)
inoltrerà petizione a Ginevra od all’Aja.
Alle
19 è giunto l’autobus da Roma con 36 romani, felici e pimpanti nonostante le
oltre 10 ore di viaggio. Erano partiti alle nove dalla caserma Macao. Hanno
viaggiato alla folle (!) velocità di 80 - 90 km. l’ora, rispettando gli Stanag
del caso con fermate ogni 2-3 ore, ed allietati da musiche realizzate ad hoc da
Carmine Fiore (stupende le due cassette di vecchie canzoni napoletane).
All’arrivo, laddove qualcuno lo avesse dimenticato, sono stati accolti dalla
tradizionale “pioggiorellina” friulana. E così, sotto la pioggia e senza avere
neanche il tempo di aprire gli ombrelli, via ai saluti, ai baci, al trasporto
dei bagagli ed alla ricerca della propria camera nella immensa distesa del
Lazzaretto. Intorno alla mezzanotte il telegiornale locale ha dato notizia di
un certo Bruno Battistini che stava ancora trascinando le sue valigie alla
disperata ricerca di una camera. La lega
della protezione degli animali di Muggia adombra il sospetto che il Battistini
abbia poi sfrattato un cane dalla sua cuccia. I Carabinieri indagano, ma sembra
che il cane non voglia parlare, perché ha fatto un patto con Battistini: per
tre barzellette al giorno cederà la sua cuccia.
Dopo
aver lottato con lenzuola, valigie ed altro sembrava arrivato ormai il momento
del relax quando disperate sollecitazioni (superiori a quelle del solito
sergentone americano) invitavano gli Allievi a recarsi a mensa. E qui,
finalmente, la pace arrivava, davanti ad una …… gustosa minestrina in brodo che
ricordava tanto quelle consumate in tutte le sere dei 24 mesi trascorsi a
Modena. In ogni caso, la gioia di rivederci ci faceva superare ogni ostacolo.
Ed allora ti accorgevi che molti Allievi nonostante gli anni conservano ancora
un’ottima forma fisica. Certo qualche profilo .. panzale” non è proprio piatto
come 39 anni fa; ma è una questione di moda: in fondo, oggi non sono in auge le
linee curve? Le Signore, invece, erano tutte splendide. Ma come faranno a
mantenersi così giovanili nel fisico e nello spirito! Grazie anche a loro
perché la loro presenza rende i nostri raduni una cosa ancora più bella da
vivere.
Dopo
cena, una gradevole sorpresa: la proiezione di un filmato realizzato da Giorgio
Taviani a ricordo del raduno di Paestum del 2000. Le immagini ci hanno
riportato alla incantevole atmosfera della costiera amalfitana ed al sole del
sud. Per finire la giornata, la “mazzata” finale: l’assemblea del 19° Corso.
Argomenti importantissimi all’ordine del giorno, discussioni infinite che
confermavano la 39ennale verve di alcuni Allievi (i nomi sono top secret),
soprattutto idee, suggerimenti, consigli ed aspettative per il raduno del 2002,
quello del Quarantennale. Dopo questi impegni, finalmente …. il silenzio che ha
chiuso la prima giornata di raduno.
Venerdì
21, la solita sveglia antelucana. Di servizio era l’Allievo Castaldo che con il
perfetto accento bossiano della Napoli Nord ha gridato “sveglia” facendo
giungere la sua voce fino a Trieste centro. Non è passato (come al solito)
l’Allievo di caffè, così è stato necessario recarsi a mensa per il cappuccino e
poi di corsa sui pullman, direzione Redipuglia. Quale primo impegno del nostro
raduno, infatti, abbiamo voluto riservare un ricordo ai nostri colleghi
deceduti. Ci siamo ritrovati alla cappella superiore del Sacrario ove il
cappellano ha celebrato la messa al termine della quale è stato deposto ai
piedi dell’altare un cuscino per ricordare i nostri Colleghi. Le note del
silenzio sono echeggiate nella cappella, davanti a 65 Allievi impettiti
sull’attenti. Sono stati momenti di intensa emozione: la lunga lista di 27
deceduti scandita dal buon Peppino Favale ha riportato alla nostra memoria ed
al nostro cuore il ricordo di tanti amici con cui sono state convissute
esperienze indimenticabili. Per loro riserviamo i nostri migliori sentimenti.
A
Redipuglia ci hanno raggiunto Antonio Murgolo e signora. Erano ad Abano ove
avevano fatto i fanghi alle cinque e mezzo del mattino e si sono sottoposti ad
un grande sacrificio per essere insieme a noi proprio e solo nel momento in cui
abbiamo ricordato i nostri Colleghi deceduti. Grazie di cuore, Antonio.
Dopo
Redipuglia, Gorizia, la città santa, la città con tanti simboli per l’unità
nazionale. Qui abbiamo visitato il Castello ed il Museo della 1^ guerra
mondiale, mentre le gentili Signore visitavano il grazioso Museo della Moda.
Durante la visita a Gorizia affannosi controllo da parte di Pappalardo e Fiore
per accertarsi che tutti i colleghi fossero in possesso della documentazione
necessaria per andare in Slovenia l’indomani. Sono stati individuati alcuni …
imbranati (anche qui i nomi sono top secret), ma grazie ad alcuni accorgimenti
ed alle “influenze locali” del buon Silvio Mazzaroli che comanda la Regione
militare Friuli Venezia Giulia, è stato approntato un lasciapassare provvisorio
per tutti.
Alle 12 e mezzo, via verso Aquileia per
visitare le vestigia di una città così importante per la civiltà romana e per
la Chiesa. Prima della cultura, però, occorre curare la “panza”. Ci siamo
fermati in un locale caratteristico friulano al centro di Aquileia ed abbiamo
avuto un pranzo veramente ottimo ed abbondante. Le chiacchiere sono state
condite ed innaffiate con abbondante e buon vino friulano. Il Comitato
organizzatore aveva previsto una razione di bianco o di rosso per ogni Allievo,
ma sembra che i calcoli logistici sui prevedibili consumi si siano rivelati
errati. E’ emerso, infatti, che invece di un litro ogni due Allievi, il consumo
reale è stato di due litri per ogni Allievo. Viene allora da chiedersi: ma
questi logistici, quando impareranno a fare previsioni attendibili? E per
finire il classico strudel di mele, anche questo tipico della terra friulana.
Nel
pomeriggio abbiamo visitato la basilica di Aquileia, con il pavimento musivo
più grande del mondo occidentale, ed abbiamo ammirato il porto fluviale romano
(certo che erano forti questi romani!).
Di
nuovo sui bus e via verso Trieste, città splendida che conserva intatto il suo
fascino e la sua italianità. Ci siamo fermati a visitare il Castello di San
Giusto ed abbiamo fatto tante foto di gruppo destando la simpatica curiosità di
tanti passanti.
Sul
fare della sera siamo tornati alla incantevole oasi del Lazzaretto, a riposare
le stanche membra ed a prepararsi per una serata speciale: il ballo al
Lazzaretto!
Sono
giunte anche le retroguardie del 19°, Giaccherini, Quarello, Caldarazzo.
La
serata speciale si è svolta nella sala da pranzo del Lazzaretto, ottimamente
arredata per l’occasione. Anche qui, il pranzo ottimo ed abbondante (questa
volta è vero), concluso dall’ineffabile … strudel di mele. Sono stati
distribuiti i regali di corso, uno specchietto per trucco per le signore ed un
portachiavi per i maschietti, il tutti in argento massiccio (sic!) e con
impresso il numero del Corso. E via alle danze, con un coppia di musicisti
veramente bravi e dal repertorio vastissimo.
Si
è cominciato con ritmi lenti, il ballo della mattonella dei tempi passati, ma
poi ci siamo avventurati nei ritmi moderni; le signore particolarmente brave
nei balli di gruppo. Particolarmente apprezzata anche la presenza di ospiti
esterni giunti insieme ai colleghi Masciullo, Balice e Chappini. Tutti uno dietro
l’altro in frenetici “trenini” ansimanti. Il Direttore della base logistica ha
convocato subito numerose equipe di medici rianimatori per ogni evenienza. Ma
non è stato necessario alcun intervento; quelli del 19° sono di scorza dura! E
per finire … il canto della pompa, cantato anche dalle signore, e diretto a
cappelloni ….. virtuali. 130 voci possenti (ed anche intonate) che hanno fatto
vibrare più di un muscolo “cordiale”. Ed a seguire il nostro inno: lo
ricordate? “Cuori, ardenti di passion …. “. Qui l’intonazione è stata meno
perfetta. Ma abbiamo promesso a noi stessi che lo ripasseremo per il
Quarantennale. E scese la notte e le stanche membra tacquero (l’inviato
speciale si sta montando la testa e si sta scoprendo poetico).
Sabato
22. Solita sveglia antelucana e solite urla di Castaldo a svegliare tutta la
città di Muggia ed i sobborghi di Trieste. Solito Allievo di caffè che non
passa e solita fatica immane per riprendere la posizione verticale. Ma occorre
sbrigarsi, occorre fare colazione in fretta e poi sui bus, verso la Slovenia,
verso quella terra tanto bella e così vietata per noi quando, giovani Ufficiali
inferiori, facevamo servizio in reparti alla soglia (o sogliola per i più) di
Gorizia. Come è e come non è ci troviamo tutti sui tre bus a varcare il confine
agognato. E qui, la solita “anima pia”, anzi due. Un nostro collega di nome …….
(omissis) si è presentato, candido candido, al controllo doganale senza alcun
documento. Per fargli compagnia, anche una gentile signora ha dimenticato ogni
documento e quindi anche lei è rimasta al di qua della sbarra ad invidiare
tutti gli altri che andavano nella splendida Slovenia.
Siamo
arrivati al castello di Predjama, un’incantevole costruzione incastonata sul
fianco pietroso di una montagna. Una fortezza imprendibile ed, in effetti, mai
espugnata. Facciamo un gioco per quelli che non erano presenti. Secondo voi
come hanno fatto ad espugnare quella rocca? Donne, veleni, intrighi? Niente di
tutto questo, non vi sforzate. Hanno approfittato del fatto che il signore del
Castello, come tutte le persone per bene, aveva bisogno di periodiche
“evacuazioni” corporali e lo hanno beccato con una palla di cannone proprio
mentre era seduto su ….. (censura). Ma dico io; l’artiglieria in tutta la sua
storia non ci azzecca mai (come avrebbe detto Di Pietro) e va a beccare un
proprio diavolo proprio in un momento di così … elevata spiritualità. Penso che
occorrerà avviare un movimento di opinione e raccogliere firme per la stipula
di una nuova Convenzione di Ginevra che impedisca l’uso dell’artiglieria o di
altro oggetto contundente quando il combattente è impegnato in questo tipo di
.. operazioni speciali. Dopo il Castello le grotte di Postumia. Splendide e,
per certi versi romantiche. Un trenino che risaliva a tempi passati ci ha
portato all’interno per alcuni chilometri. La temperatura rigida ha imposto
l’uso di adeguato equipaggiamento. Poi abbiamo proseguito per qualche
chilometro a piedi, affascinati da uno spettacolo sempre nuovo, oggetti che
hanno preso forma dopo milioni di anni. Il tempo, là sotto, sembra veramente
cristallizzato nella dimensione della eternità ed infonde una nota di serenità
a quanti, fuori da quelle grotte si affannano ai ritmi mortali della vita di
ogni giorno. Una visita splendida sotto ogni profilo.
All’uscita
della grotta, dopo aver curato lo spirito e per riprendersi dalla temperatura
rigida, niente di meglio di un buon pranzo. Ed allora tutti in fretta ad
occupare i posti di un buon ristorante sloveno, con servizio rapido ed
efficiente. Menù fisso per tutto, tranne che per il secondo ove vi era la
possibilità di scelta tra trota e carne. Ma della carne sembra non si sia vista
traccia. I poveretti che l’avevano ordinata, alla fine hanno dovuto ripiegare
sulla trota od accontentarsi di quello che … passava il convento, pardon, il
ristorante. Comunque anche qui pranzo ottimo ed abbondante. E per finire,
indovinate un po’? La torta di strudel di mele (ma non sanno fare altro a nord
del Po?).
Dopo
la trota e lo strudel di mele, tutti in bus verso Portorose; l’ala mondana di
queste terre. Il Comitato organizzatore aveva proibito ogni escursione verso i
casinò della zona e così ci siamo dovuto limitare ad una passeggiata sul
lungomare. Si racconta (ma le nostre fonti non confermano) che quando Caldarazzo,
sedutosi al bar per prendere un dolce, si è sentito offrire uno … strudel di
mele, abbia ritrovato lo sprint dei 20 anni coprendo la distanza dai bus a
velocità supersonica.
Dopo
l’escursione oltre frontiera, di nuovo al Lazzaretto, agognando tutti di
trovare alcuni minuti di tempo per riposare le stanche membra (e dalli con
questa vena poetica!). Ma Muggia ci ha riservato una sorpresa. Il tunnel lungo
l’unica via per il Lazzaretto era interdetto al senso di marcia dei nostri bus.
Grande sgomento da parte di tutti alla prospettiva di cinque chilometri per
raggiungere l’agognata branda al Lazzaretto. I colleghi dei Carabinieri,
tuttavia, hanno risolto brillantemente la situazione e finalmente si è aperto
anche per noi il semaforo verde del tunnel.
Al
Lazzaretto, grande corsa, affanno e cambio d’abito in un tempo prossimo a
quello accademico per andare da una ripresa di equitazione ad una lezione di
ginnastica. Tutti in grande spolvero. Le signore ancora più belle del solito
(ma come fanno?). E tutti insieme verso il Circolo Ufficiali di Trieste per la
serata del gala del 19° ospitata da Silvio Mazzaroli e dalla gentile signora
Tatiana. Un’atmosfera di altri tempi! Il tempo sembrava tornata indietro di
tanti anni ed in questa atmosfera romantica il 19° ha trascorso la sua serata
di gala, allietata da un eccezionale maestro alla tastiera.
Pranzo
veramente squisito e di classe. Alla fine, insieme allo spumante, lo …. Strudel
di mele. La lotteria delle signore con ricchi premi e cotillon. Il premio alla coppia
che viene da più lontano (Di Pietro e signora Giovanna, con passaporto della
Trinacria). Il premio alla famiglia più numerosa (Candelli con gentile signora
Anna Stella e splendida figliola 19enne Gioviana – eletta subito la Miss della
serata). Il premio al plotone più numeroso (conferma del 1° plotone della 6^
cp.). Una particolare esibizione per conferire il premio al rompiscatole d’oro
(Lauriola, con mugugni da parte di altri concorrenti al titolo). Il grazie
cordialissimo ai padroni di casa. Un’esilarante e perfetta esibizione di un
ballerino messicano (un certo Alberto Mangia). L’affannosa ricerca dei regali
corrispondenti ai numeri estratti da parte degli sherpa Candolini e
kasperkovitz. I ripetuti baci .. scroccati da Fiore, quale Presidente della
Associazione del 19° Corso (mi sa che ci marcia). Allegria, spontaneità, gioia,
caffè e liquori finali a volontà, con disperazione del povero Carletto
Chiappini che vedeva andare in frantumi tutti gli sforzi per non chiudere il
bilancio del raduno in rosso.
Abbiamo
dimenticato il buon Carletto; l’amministratore inflessibile ed instancabile
(specie nel riscuotere le quote). Si racconta (le fonti considerano la notizia
molto attendibile) che l’ultima sera, per riscuotere l’obolo “spintaneo”
dell’ultimo Allievo “non pagatore”, si sia nascosto nel letto al posto della
gentile.
E
come, poi, non ricordare il buon Giulio De Feo (meglio conosciuto come Fefè).
Instancabile con le sue infernali macchine fotografiche, ha immortalato tutti i
nostri raduni ed a Muggia non è stato da meno nel cogliere ogni attimo
simpatico delle nostre giornate. Siamo tutti curiosi di vedere il nuovo
fascicolo che, per la prima volta, sarà realizzato a colori.
Alle
due di notte abbiamo lasciato l’incantevole atmosfera del Circolo Ufficiali di
Trieste (ancora una volta grazie al buon Silvio Mazzaroli e Signora) e ci siamo
incamminati (con i bus) verso la base di Muggia. Alle tre di notte, dopo la
rituale mezz’ora persa davanti al tunnel con semaforo rosso, abbiamo potuto
stenderci in orizzontale.
Domenica
23. Dopo “un’abbondante” dormita di tre ore e quindici minuti, la gentile e
beluina voce di Castaldo ci ha riportato al mondo terreno: “sveglia, giù dalle
brande …”. Il solito Allievo di caffè è rimasto ancora una volta a dormire e ci
è toccato andare alla mensa per tentare, con una robusta cura di caffè, di
sollevare le palpebre e l’umore. Una pioggerellina più vivace di quella
dell’arrivo ci ha svegliato completamente. Ed allora tutti ad aprire le valigie
in cui era stato riposto l’introvabile ombrello. Alle 7.45 (come si vede,
orario di tutto comodo), tutti sui bus, diretti verso il Parco ed il Castello
di Miramare. Con voto quasi unanime abbiamo rinunciato alla visita del Parco
che, per la pioggia, si era trasformato in una piscina melmosa (i colleghi
ex-lagunari hanno votato a favore della visita al parco, ma le sagge consorti
li hanno dissuasi con le buone e con le … meno buone).
Incantevole
il Castello a ricordare una storia imbevuta di romanticismo. Suggestiva la sua
posizione in riva al golfo di Trieste. Un’altra perla della cultura italiana.
La
fine della visita al Castello è coincisa con il termine del raduno. Incuranti
della pioggia, i nostri eroi si sono scambiati abbracci e baci affettuosi,
sotto gli sguardi … increduli e sospettosi da parte di ignari turisti. L’Armata
degli Allievi del 19° Corso, con viva malinconia, è tornata indietro per quegli
itinerari che il giovedì precedente aveva percorso con entusiastica sicurezza
(da un passo del “Bollettino della Vittoria”).
Alcuni
Allievi, stoici, sono ritornati alla base di Muggia per riassaporare la …
minestrina in brodo accademica e non rinunciare …. all’ultimo Strudel di mele.
Altri
sono andati via in macchina od in treno. Il gruppo dei 36 romani, con il solito
bus ha iniziato la lunga discesa verso la capitale; altre 10 ore accompagnate
da musica, dalle barzellette di Di Gironimo, Castaldo e De Feo e, soprattutto,
da una dolce e struggente stanchezza.
Arrivederci
al prossimo raduno, quello del Quarantennale, che sarà ancora più bello di
questo già splendido di Muggia. (CAFI).