Livorno, 18 nov. 2002
Carissimo Carmine,
una personalissima
riflessione sul nostro Quarantennale per ringraziare te e tutti i tuoi
collaboratori per il magnifico incontro che avete saputo organizzare. Ti prego
davvero di estendere questo sentimento di profonda riconoscenza a tutti coloro
che, a qualsiasi titolo ed in qualsiasi modo, hanno concorso alla realizzazione
dell’evento: siano essi i romani, i locali modenesi – emiliani
e tutti gli altri che da ovunque hanno contribuito al compimento del Raduno.
Uscendo dall’Accademia dopo
la cerimonia della consegna dello spadino, Luciana ha voluto sottolineare,
penso e spero amorevolmente piuttosto che con delusione, quanto mi sia
“rammollito e diventato di cuore tenero”. Questo perché durante la cerimonia
ufficiale in Cortile d’Onore ho provato delle emozioni così forti e profonde
quali mai pensavo potessero esistere in me. Lo stereotipo del “duro” che
avrebbe in un certo senso dovuto caratterizzarmi quale ultratrentennale
Ufficiale Paracadutista, si è disciolto come neve al sole nell’acciottolato di
quel solenne chiostro.
Sì, mi è accaduto qualcosa
di incredibilmente speciale.
Sono stato felicissimo di
ritrovare i commilitoni d’Accademia, di ripercorrere i corridoi, gli androni ed
i cortili del nobilissimo Istituto, di visitare i bellissimi ambienti museali e
di rappresentanza, di rivivere spaccati di vita d’allievo quali, che so, la
reazione fisica mattutina al gelo della buia nebbia modenese, lo studio
obbligatorio, la ripresa di equitazione, le prove per il Mak P 100 e via così.
Erano ricordi che mi suscitavano vanto e fierezza per essere stato una tessera,
con le mie personalissime esperienze, di un gruppo che aveva superato prove
importanti; erano sentimenti di mero orgoglio personale che innalzavano la considerazione
che potevo avere in me stesso.
Poi, improvvisamente ed in
modo del tutto inatteso, all’inizio della proiezione del film sull’Accademia,
mentre scorrevano le immagini degli ambienti del Palazzo, un groppo alla gola
ha iniziato a rendermi difficoltosa la respirazione ed un ritmico battere di
ciglia ha iniziato la sua battaglia contro l’umido degli occhi. Nella
successiva descrizione dell’iter formativo ho superato in qualche modo questa
momentanea difficoltà, senza che Luciana, al mio fianco, se ne rendesse conto;
lo schieramento in Cortile d’Onore è avvenuto fra lazzi e risate goliardiche al
ricordo delle vere adunate di quarant’anni or sono.
Poi di nuovo.
In modo incontrollabile e
con vigore crescente e sempre più intenso, il groppo alla gola è tornato a
serrarmi la respirazione ed il battito di ciglia, pur resosi frenetico, questa volta ha dovuto soccombere. Mentre la
Bandiera si inseriva nello schieramento, durante la rassegna del già commosso
Crocetti, nel tempo della lettura del lungo elenco degli amici deceduti e
infine ascoltando l’allocuzione del nostro Capo Corso i sentimenti e le
emozioni hanno progressivamente raggiunto limiti così elevati da aprirmi
finalmente gli occhi e la mente su una splendida ed ineluttabile realtà: gli
ultimi quaranta anni meritavano di essere stati vissuti per quella comunione di
tutto il diciannovesimo e per il patrimonio di tradizioni, professionalità e
valori che quelle austere mura intorno a noi ci avevano pazientemente e
sapientemente trasferito sin nel profondo intimo in collaborazione con
l’insostituibile concorso dei Comandanti, Insegnanti ed Istruttori. Valori e
tradizioni che ci hanno sostenuto nel corso dei nostri impegni, ci hanno fatto
superare tutte le difficoltà e ci hanno resi quelli che siamo: un’unica anima
protagonista, testimone e portatrice dei più nobili e sinceri valori umani. Per
me è stata una scoperta incredibile, anche se tardiva, e mi ha turbato in modo
toccante.
Fra le foschie dei miei
ricordi uno mi è stato continuamente presente: quello del silenzio fuori
ordinanza da noi tutti ascoltato dal loggiato nell’ultima sera trascorsa in
Accademia. Anche in quella occasione mi commossi: ma fu solo per un senso di
liberazione che mi esplose in petto al termine di quei due anni che avevo
vissuto con molto sacrificio e che consideravo rubati alla mia giovinezza.
Quella sera mi dissi, e me lo sono sempre ripetuto nel corso degli anni, che
potendo tornare indietro mai avrei ripetuto la stessa esperienza.
Da venerdì scorso questa
convinzione è caduta. L’orgoglio e la fierezza di essere uno del 19° e di aver
condiviso con gli altri “cuori ardenti di passion” questa esperienza
lunga 40 anni mi gratifica con “la rivelazione” di un senso di vera
appartenenza a quegli ideali che solo l’Istituto Militare più antico del mondo
può divulgare ai fortunatissimi che hanno l’opportunità di frequentarla. Quei
due anni, non solo non è vero che mi sono stati rubati, ma sono stati la indispensabile premessa per una vera vita
che valesse la pena di essere vissuta.
Grazie ancora, Carmine, a te
ed a tutti gli altri per l’impegno profuso e per la passione che vi ha animato:
la vostra fatica non è stata vana ed il risultato del Raduno vi deve
gratificare ben oltre le aspettative.
Ciao e… alla prossima
Enzo