I RICORDI DI SALVATORE CALABRO’
Dal 01/Settembre/2003 andrò in pensione dopo tanti anni di
insegnamento. Non ho mai dimenticato i miei compagni di corso , soprattutto
quelli del 2° Plotone 8^ Compagnia. Ho saputo solo questa sera scorrendo il
ruolino del 19° Corso che tre nostri compagni non ci sono più (Buonocore,
Di Giacomo, Schiazza). Con Di Giacomo e Schiazza, in particolare, condividevo
le libere uscite a Modena. Erano buoni amici, ci facevamo coraggio
a vicenda nelle difficoltà (ed erano tante ?) a cui andavamo incontro ogni
giorno in Accademia. Io non ho più visto nessuno da allora , dopo che ho dato
le dimissioni (per tanti anni mi sono sempre chiesto se avessi potuto evitare
quella decisione!). Spero di poter partecipare al raduno 2003 in
Maremma.
Io non vi vedo da circa quaranta anni. Sono sposato con
una insegnante elementare ed ho 3 figli (Luca,Laura, Alberto). Dopo che sono
andato via (mancava qualche mese per l'esame finale della Scuola di
Applicazione d'Arma di Torino) ho continuato a studiare Matematica all'Università
di Torino e contemporaneamente lavoravo come Istitutore in un Collegio situato
in Via delle Rosine di Torino. Dopo enormi sacrifici sono riuscito a
laurearmi , ma mille volte mi sono chiesto se la decisione delle mie dimissioni
era stata giusta o sbagliata. Essa era stata conseguenza di un certo
disagio dovuto a motivi di salute che sono continuati a sussistere anche dopo e
tuttora. Non ho partecipato ai raduni precedenti, quando sono stato avvisato,
per motivi di servizio. Del quarantennale non ho ricevuto notizia
probabilmente perchè l'indirizzo che avete è incompleto. Questa volta il
postino è riuscito a farmi recapitare la lettera.
Tornare indietro con la memoria, dopo quarant'anni, non è cosa
facile adesso che di anni ne ho sessanta. Ma quanto ho vissuto in Accademia non
si può facilmente dimenticare, sia perchè è fatto di sensazioni forti, due
anni di sacrifici, ogni giorno dalle cinque del mattino alle nove di sera
quando le note malinconiche del silenzio giungevano al mio orecchio sotto le
coperte del lettino accanto al quale c'era l'armadietto con i suoi
cassetti metallici, rumorosi ogni qualvolta venivano aperti.. Ricordi,
sensazioni, episodi, sono tanti che un libro non basterebbe a contenere. Lo studio
al mattino prima dell'inizio delle lezioni, la difficoltà a rimanere svegli,
qualcuno recuperava il sonno sotto il banco non visto dal benevolo professore,
il " maledetto " regolo calcolatore da portare nel taschino
della giacca, pallino dell'insegnante di meccanica il quale, spesso,
puntava il dito verso il malcapitato allievo " lei, con due
movimenti del cursore, faccia queste operazioni!!!??? ".
Durante una lezione di " armi" il capitano
spiegava le parti del fucile. Ad un certo punto, a voce alta, disse " ..e
questa è la CANNA !!!..." " Comandi , signor Capitano !!
" : un allievo si era alzato di scatto mettendosi sull'attenti :
probabilmente ancora preso dal sonno aveva capito di essere stato chiamato. Era
il nostro carissimo Romolo Canna.
In piscina molti si tuffavano dal trampolino più alto;
anch'io volevo provare, come se, essendo cadetto, tutto fossi capace di
fare. Un volo, il Ten. Brunetti con le mani ai capelli, un tonfo
nell'acqua di piatto. Meno male che tutto finì in una risata
e solo con la pelle arrossata.
Al campo estivo il gruppetto della mia tenda (vedi foto), una sera,
dopo il silenzio, furtivamente lascia la tenda e scende a valle nel paesetto,
tutto luci dal campo. In una piccola trattoria mangiamo zampone e beviamo Lambrusco,
ma , ahimè, ci incamminiamo verso il campo faticosamente, non certo
per la stessa strada, ma per scorciatoie varie e di fortuna . Sbuchiamo in
un altro punto del campo scambiando la nostra tenda per un'altra. Succede il
finimondo: i titolari della tenda stavano dormendo!!.
Queste piccole cose ci aiutavano a superare le difficoltà,
veramente grandi, della vita di allievo dell'Accademia.