Cronaca da un Raduno
IL QUARANTENNALE DEL 19° CORSO
Straordinaria partecipazione di Allievi, familiari ed amici.
L’interminabile elenco dei deceduti.
(Modena 16 novembre 2002)
La
banda della Scuola Trasporti e Materiali (messa a disposizione dal collega
Vincenzo De Luca) a fare da colonna sonora a questa splendida cerimonia.
L’antico orologio della torre a battere i 12 rintocchi del mezzogiorno, gruppi
di bandiere tricolori ai lati del Cortile agitate dal forte vento, bandierine
grigio-azzurre, con il numero 19 campeggiante, mosse da tante mani trepidanti
in tribuna.
Momenti
solenni resi ancora più intensi dalla secolare severità dei luoghi. Una
giornata di novembre, non fredda, ma con minaccia di temporale incombente. Un
solo scoscio d’acqua sul finale; acqua che si è mischiata alle tante lacrime
sui volti degli Allievi del 19° Corso. Tutti impettiti, gli Allievi del 19°
Corso, a guardare diritto davanti a sé, verso quei Cadetti di oggi che
sembravano tanto piccoli da fare tenerezza. Ma eravamo così anche noi allora? E
quelle Allievi, ancora più rigide e ferme degli Allievi.
Non c’è
molto tempo per riflettere. Si sente la voce possente del Comandante del
Reggimento Allievi che ordina per tutti “Onori al 19° Corso!” La banda a
suonare l’inno dei carristi in onore del carrista Generale De Maggio,
Comandante dell’Accademia. Bisogna guardare diritti davanti a sé, come ci hanno
insegnato 40 anni fa. Si sente il suono dei passi del gruppo rassegna
proveniente da sinistra. Quando arrivano di fronte a noi, alla destra del
Comandante dell’Accademia c’è il nostro Capo Corso Luigi Crocetti. Dietro di
lui a fargli vigile scorta i Generali più elevati in grado o più anziani ancora
in servizio nell’Esercito e nei Carabinieri, Vito Marchetti e Goffredo
Mencagli. Stanno passando in rassegna il Reggimento Allievi e non riusciamo a
vedere Crocetti nel volto. Ci sembra carico di emozione, ma l’andatura conserva
ancora qualcosa della marzialità di un tempo. La cadenza dei suoi passi è in
perfetta sintonia con il tempo della banda. Dopo aver percorso lo schieramento
dei giovani Allievi, il gruppo rassegna si volta per passare in rassegna anche
il 19°.
Il
volto devastato dalla commozione e le lacrime gonfiano gli occhi del buon Gigi.
Ci guarda diritto negli occhi e le sue lacrime sembrano dire a ciascuno di noi:
ti voglio bene. Deve essere stato un calvario per lui e per il suo povero cuore
quel percorso davanti alla 5^, poi la 6^, la 7^ ed infine la 8^ Compagnia. Avrà
avvertito negli occhi di noi tutti la sua stessa commozione, avrà visto chissà
quanti occhi versare lacrime copiose come le sue. I “cuori ardenti di passion”
del 19° Corso sono in fermento.
Arriva
la Bandiera dell’Accademia, la nostra Bandiera, testimone silenziosa e severa
dei nostri due anni a Modena. Ci uniamo agli Allievi per cantare anche noi a
voce “alta e stentorea” l’inno nazionale.
Il
Generale Comandante dell’Accademia pronuncia poi la sua allocuzione,
evidenziando la continuità storica dell’Accademia sia pure nella necessaria
evoluzione ordinativa ed organizzativa. Ci indica quale modello da seguire per
i suoi giovani Allievi e ci ringrazia per quanto abbiamo dato al Paese ed alla
Istituzione Esercito. Un discorso bello e di spessore, pronunciato con fermezza
e calore.
Applausi
convinti e nutriti da parte del pubblico sulla tribuna.
La voce
dello speaker della cerimonia annuncia “Prende la parola il Capo Corso del 19°
Corso”. Si ode la voce roca di Luigi Crocetti. Saluta tutti gli intervenuti.
Ricorda brevemente come sia cambiato il mondo in questi 40 anni e poi parla di
noi, della nostra vita in Accademia ed evidenzia come quel periodo “ha
impresso in ciascuno di noi un marchio sublime, ancora netto e vivo dopo
quattro decenni, sicuramente indelebile per tutta la vita”. Eleva un
riverente e tenero pensiero ai nostri Colleghi deceduti “Essi sono e saranno
sempre nel nostro animo e nei nostri ranghi. Un abbraccio fortissimo ai loro
familiari, la cui presenza oggi qui conferisce una intimità tutta particolare a
questo ricordo”.
A questo punto la voce del buon Gigi si
spegne. Per qualche attimo che sembra interminabile non si ode più la voce del
nostro Capo Corso. Un fremito corre nelle file del 19° e sembra interminabile
fino a quando gli altoparlanti ci riportano una voce rotta dalla emozione e dal
pianto, la “sua” voce che ci spinge a guardare al futuro con ottimismo.
A noi augura “Salute e Fortuna, affinché
possa essere più lungo e sereno possibile l’ulteriore percorso delle nostre
esistenze decorose, che sono state in gran parte il frutto di un seme
dispensatoci in questo Istituto”.
Infine,
evidenzia la comunanza di valori che, in un “ideale schieramento multisecolare” unisce tutti i
184 Corsi formati in Accademia. Un discorso di grande spessore umano e morale,
un discorso alto che vola sopra le singole vicende personali per evidenziare
valori di sublime sintesi spirituale. Al termine, scoscianti, calorosi e prolungati
applausi dalle tribune e dal loggiato. Anche alcuni Allievi del 19°, superando
l’etichetta del momento, applaudono convinti al Capo Corso.
E dopo le
allocuzioni, giunge il momento più intimamente avvertito della cerimonia.
Dallo speaker
arriva l’ordine “Onore ai Caduti!” La banda intona l’inno del Piave. Dal fondo
del Cortile d’onore avanza la corona portata da Taviani e Mazzaroli. Gli stessi
di 40 anni fa! Impettiti e belli come allora! Dopo le prime note il tono della
banda si attenua e dall’alto piove la voce di Favale a pronunciare il triste
elenco del dolore: Battista Sabino, ……… , Veneziano Carlo. Un elenco che è
sembrato interminabile. Ogni nome una stilettata nell’animo. Ad ogni nome, la
voglia e la rabbia di gridare “basta”. Ad ogni nome il ricordo di un volto che
non c’è più. Ma nel soffio del vento, diventato più forte proprio in quel
momento, ci è sembrato che riecheggiasse anche la loro voce, la loro
esuberanza, la loro gioia di vita di ventenni come noi li abbiamo conosciuti
allora.
La cerimonia
termina. Un leggero spruzzo di pioggia rende la scenografia ambientale ancora
più suggestiva. Ma la suggestione maggiore è nei “cuori ardenti di passion”.
Quanta emozione, quanta intensità, quanta incredibile emozione in “giovani”
sessantenni di scorza dura fino a qualche attimo prima. Sono stati momenti
bellissimi in cui ciascuno ha rivissuto come in un rapidissimo film tutta la
propria vita, gli episodi felici e quelli meno belli. Proprio stupendo ed
indimenticabile questo Quarantennale del 19°!