UN‘I D E A D I V E R S A
Cronistoria scherzosa (ma neanche tanto) di un’idea trasformata in realtà.
E’ stata un’intuizione? Oppure è stata un’idea che frullava già da tempo nelle nostre
menti e che aspettava solo di materializzarsi?
Forse un po’ dell’una e un po’ dell’altra, ma soprattutto si trattava di
dare un contorno ad una condizione esistenziale e irripetibile di anni e anni
dedicati anima e corpo alla vita militare che ci aveva coinvolto in modo
irreversibile.
Fatto sta, che in quel giorno di gennaio dell’anno
2000, nel centro di Udine ci eravamo incontrati, noi CINQUE “Padri Fondatori” dell’Associazione del 19°
Corso. In parte “Padri” e in parte
“Nonni”, rispettabili come tutti i padri e come tutti i nonni, soprattutto per
quella nostra gagliarda seconda gioventù che prorompeva dai 57-58 già suonati.
Si trattava di decidere per l’intelaiatura
dell’Associazione e di impostare le basi della struttura. Come funziona lo sappiamo tutti: chi, cosa,
quando, dove, come e perché. E via
discorrendo.
Ma dirlo è una cosa, e farlo …
Scendendo Via Aquileia, spalle al centro cittadino,
la strada si allarga in una specie di piazzetta e termina con gli
inconfondibili archi delle vecchie mura della città. Duecento metri prima,
sulla sinistra, c’è il caratteristico locale
“Ai Vecchi Parrocchiani”, vanto della tradizione udinese e uno degli
ultimi baluardi di una cultura che si va lentamente spegnendo, quella del buon
bicchiere di vino gustato in compagnia.
Già il nome suggestivo richiama l’attenzione del passante; l’interno
poi, di gusto osteria-rustica-restaurata-con-intelligenza, è insolitamente
gradevole. L’arredo, in solido legno
massiccio, una vaga atmosfera “anni fine ottocento”sapientemente riproposta dai
robusti tavoli, dal ferro battuto alle pareti e dal pregevole bancone in rovere
e rame laminato: tutto sa di caldo e di autentico. Ma soprattutto sono famose le polpettine delle 11.30, fuori
croccanti e dentro morbide e fragranti di buon lesso e aromi di orto che, con
un superbo bicchiere di Chardonnaj, scendono giù che è un piacere e ti
riconciliano con il mondo intero. Del
resto si sa, il Friuli lascia inesorabilmente la sua impronta anche sul più
convinto e irriducibile degli astemi, il quale finisce per cedere dicendo, “…
beh, un bicchiere solo con la polpettina, purché siano buoni, poi basta!”
Ma non divaghiamo troppo, perché questa è un’altra
storia, che magari vi racconterò un’altra volta.
Quella, ai “Vecchi Parrocchiani”, non era la prima
visita dei CINQUE; anzi, ad essere sinceri, era l’ultima di una serie di tutto
rispetto. Insomma, la proprietaria,
quando ci vide entrare, con un sorriso che partiva da un orecchio e arrivava
all’altro, disse un “ … ah, finalmente…
bentornati, accomodatevi! Cosa vi
porto, il solito?”
Beh, lo credereste? In tutta onestà posso
assicurarvi che l’Associazione è nata lì, proprio sul terzo tavolo, entrando a
sinistra, di fronte al banco delle polpettine e dei tramezzini alla mortadella
(quella di una volta, che profuma sei metri di distanza). Lì, al tavolo, per la prima volta si parlò
seriamente di Associazione e di Associati, mentre la proprietaria per la
seconda volta ritirava con discrezione i bicchieri vuoti e li sostituiva con un
terzo giro, pari pari a quello precedente.
Si delinearono i punti fondamentali, gli elementi
che dovevano essere sviluppati e la struttura.
Si abbozzò un programma di massima che, partito all’insegna di una
semplicità quasi spartana (eravamo al primo giro di polpettine e Chardonnaj),
dopo tre quarti d’ora di animate discussioni (esattamente al terzo giro) prospettava intrattenimenti, gite
all’estero e crociere.
I CINQUE, in quel loro quartier generale campale e
improvvisato, che era l’osteria “Ai Vecchi Parrocchiani”, è opinione diffusa
che abbiano fatto un buon lavoro. Come
Romolo e Remo, che Roma non l’hanno costruita così come la vediamo oggi, ma ne
hanno picchettato in maniera decisiva i contorni e in gran parte ne hanno materializzato l’idea, un’idea diversa
da tutte le altre.
Da quell’informale quartier generale e da altre
postazioni di fortuna, nei mesi successivi, i lavori si sono susseguiti tra
molte difficoltà, piccole e grandi, oggettive e soggettive, banali e di
sostanza. Difficoltà vere o solo
occasionali, spesso collegate alla mancanza di un locale in cui riunirci, e molto spesso legate ai “tratti
caratteriali” di CINQUE personaggi, tutti pieni di entusiasmo e ottime idee,
tutti dotati di carattere vigoroso, ma poco remissivo; creativo, ma ancor meno
umile; tutti e CINQUE strenui difensori delle proprie opinioni e non sempre
disponibili ad accettare volentieri quelle altrui. Ma così è ed è giusto che sia per tutti coloro che hanno
trascorso una considerevole fetta di vita a comandare qualcosa o qualcuno.
Dopo quasi tre anni, ai CINQUE, ogni volta che
s’incontrano ai “ Vecchi Parrocchiani “per l’immancabile polpettina innaffiata
dal bicchiere di Chardonnaj”, piace ricordare la loro “creatura”. Lo fanno con quel tono un po’ petulante
degli anziani (pardòn), dei non più giovanissimi, che annoiano i nipoti con le
loro vecchie storie: “ Vi ricordate le
sedute di lavoro al terzo tavolo di sinistra dei “ Vecchi Parrocchiani “?” “ E quella volta che Riccardo ha fatto
sparire ad Aldo il telefonino appoggiato sulla sedia rivolta al passaggio della
gente, proprio mentre un cliente usciva di corsa? E Aldo, che l’ha inseguito
fino alla porta pensando che fosse il ladro?
C’è mancato poco …”
Ma anche questa è un’altra storia, che non c’entra con la nostra: forse, a chi per caso ne avesse voglia, un giorno la racconterò in un’altra occasione. Ma a parte questo, l’osteria “Ai Vecchi Parrocchiani “ è sempre lì e l’IDEA è diventata una realtà: l’Associazione Allievi del 19° Corso è nata, è cresciuta e, per quanto lo consentiranno le leggi naturali, ha un ottimo futuro.
Ora, se me lo permettete,
vorrei presentarvi il gruppo dei CINQUE:
-
Allievo
Aldo Pappalardo (3^ compagnia, 1°
plotone): indubbiamente un leader meticoloso e promotore di moltissime idee,
che ha sempre difeso con il carattere e la generosità che lo contraddistinguono;
-
Allievo
Fernandomaria Candolini (2^ compagnia, 1° plotone): la mente
storica, l’archivio vivente di nomi, promozioni e trasferimenti. Ai “ Vecchi
Parrocchiani “ beveva vino rosso, che lui ostinatamente chiamava “nero”;
-
Allievo
Mario Altomare (4^ compagnia, 2°
plotone): apparentemente quieto e
rilassato. Ma solo apparentemente. Lo dobbiamo ringraziare (assieme alla
figlia) per l’enorme mole di lavoro informatico e la cospicua produzione di
documenti dell’Associazione;
-
Allievo
Piero Kasperkowitz (2^ compagnia, 1° plotone): la guida spirituale. Mai una
parola scomposta o ad alta voce. Era il catalizzatore delle situazioni
difficili;
-
Allievo
Riccardo Cannizzaro (4^ compagnia, 1° plotone): quello che ha avuto l’incarico
e il piacere di raccontarvi ciò che state leggendo e che augura a tutti:
VIVA IL
DICIANNOVESIMO CORSO!