Ci sembra assolutamente doveroso ospitare nel nostro sito un italiano
il cui comportamento negli ultimi istanti di vita
ci ha riempito di orgoglio ed ammirazione
FABRIZIO QUATTROCCHI |
E’ un racconto spaventoso
quello che Hala Jaber,
giornalista del Sunday Times , ha raccolto da quest’uomo che si fa chiamare Abu Yussuf, 27 anni, laureato,
esperto di computer, che parla correntemente francese e italiano, un giovane che
non avrebbe mai pensato di combattere contro gli occidentali, visto che beveva alcol e amava le donne, finché non sentì
un’intervista di Osama Bin Laden e così, dopo l’11 settembre, aderì alla Jihad, la
guerra santa.
Fabrizio Quattrocchi aveva capito che lo portavano a morte. Allora Quattrocchi chiese come la sua morte sarebbe stata annunciata in Italia: «Chiederemo al governo italiano di ritirare le truppe», disse Yussuf. E la vittima predestinata: «Non credo che accadrà. Noi ostaggi non significhiamo nulla per il nostro governo in questioni come questa. Non valiamo così tanto e non ritireranno le truppe». Usciti dall’auto, «Lo bendammo, gli legammo le mani dietro la schiena e lo portammo vicino a una tomba che era stata scavata».
UN
EROE ITALIANO
(o un cinico mercenario?)
Al Jazeera, emittente araba che sul motore di ricerca google si vanta di “ ... proporre un'informazione corretta sul mondo arabo e islamico ...”, non aveva mai mostrato il video della vigliacca uccisione di Fabrizio Quattrocchi.
“Troppo cruenta” era stata la labile giustificazione. Eppure la stessa emittente araba sino allora (ed anche successivamente) non aveva mai avuto lo stesso ritegno nel mostrare orride immagini di decapitazioni ed uccisioni. Perché, allora, tanta sensibilità nei confronti della tragica fine del nostro connazionale? Non è più probabile che il comportamento e l'eroica dignità con cui Fabrizio ha affrontato gli ultimi istanti di vita apparivano ed appaiono una poderosa sconfitta dei suoi carnefici e dei loro proclami alla guerra santa? Com'è possibile-si saranno chiesti i capi redazione- che un infedele osi mostrare tanto coraggio invece di piagnucolare terrorizzato ed implorare pietà?
Sicuramente gli esaltatori dei cosiddetti martiri dell’islam devono aver pensato che mostrare, in quel momento, queste immagini avrebbe danneggiato l’immagine dell’islam e, forse, causato molti interrogativi anche tra la stessa popolazione irakena.
Dopo più di un anno abbiamo potuto vedere il filmato. Di orrendo abbiamo visto solo le ombre dei suoi assassini. Nel video si vede Fabrizio Quattrocchi, inginocchiato e a volto coperto, circondato da uomini armati, pochi secondi prima di essere ucciso. «Posso levare?», dice l'ostaggio riferendosi alla kefiah che gli copre il volto. E i rapitori gli rispondono, a quanto si può capire: «no». E poi la frase: «Vi faccio vedere come muore un italiano».
Con questa semplice frase pronunciata senza eccitazione, con calma (la calma dei forti) Fabrizio ha dato il suo estremo saluto al mondo ed una sonora sconfitta ai suoi aguzzini. Ma c'è di più, avrebbe potuto ottenere la stessa vittoria su coloro che lo hanno trucidato dicendo “vi faccio vedere come muore un uomo”, invece ha detto “... come muore un italiano”. In quell'”italiano” pronunciato in punto di morte vi è il forte richiamo alla cara Patria ed a valori e sentimenti profondamente sentiti da Fabrizio:
essere orgogliosamente italiano sino all’ultimo respiro.
Fabrizio Quattrocchi merita, a pieno titolo, di essere
iscritto
nell’albo D’Oro degli Eroi d’Italia.
Umberto Calamida