LA STORIA DI
ABRAMO = 5^ ED ULTIMA PUNTATA
Dunque finalmente è nato il figlio della promessa : Isacco. Immaginate che gioia per Sara ed Abramo avere tra le braccia quel fantolino tanto desiderato, curarlo, pulirlo, vederlo crescere, insegnargli a parlare, vederlo muovere i primi passi, seguire i suoi giochi! (da anziani poi si hanno profonde emozioni curando un bambinetto, vero cari nonni del 19° corso ?). Fedele all’alleanza, Abramo circoncide il suo erede e si sente realizzato: potrà lasciare il suo nome , la sua storia , le sue ricchezze , le sue speranze, ma soprattutto potrà tramandare la promessa di una discendenza tanto numerosa quanto le stelle in cielo od i granelli di sabbia in riva al mare. E per di più ha anche vicino a se Ismaele che tutto sommato, è suo figlio anche lui! Ma anche qui interviene Sara che gli continua a chiedere con insistenza di scacciare dall’accampamento il ragazzo e sua madre Agar. “ Ma perché – argomenta Abramo - dopotutto è figlio mio, abbiamo tante ricchezze, ce n’è anche per lui, potrà essere di aiuto al clan, lo sai che occorrono più braccia possibili “. Niente da fare, decisa come sempre, Sara insiste, allora Abramo chiede al suo Dio che, con sua grande sorpresa, dà ragione alla moglie. Isacco e la madre sono abbandonati nel deserto dove rischiano di morire di sete, e vengono salvati in extremis dall’angelo del Signore. Anche ad Ismaele infatti viene promessa una numerosa discendenza. Cosa non ha capito Abramo che invece Sara ha intuito? Che solo ad Isacco potrà essere trasmessa la benedizione e che solo grazie a quella benedizione il clan si trasformerà in un popolo eletto.
Tutto bene allora? Al culmine della gioia arriva un
fulmine a ciel sereno:
1 Dopo queste cose, Dio mise
alla prova Abramo e gli disse: “Abramo, Abramo! ”. Rispose: “Eccomi! ”. 2 Riprese: “Prendi tuo figlio,
il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in
olocausto su di un monte che io ti indicherò”.
“Cosa?! Olocausto ?! Sgozzarlo, raccogliere il sangue su un altare e poi bruciarne il corpo come si usa con gli animali?! Ma tu Dio sei impazzito, ti ho ubbidito, ho fatto tutto quello che volevi , ho abbandonato la mia gente, ho vissuto una vita di cane randagio, ti ho creduto anche quando era impossibile crederti, dopo decine di anni finalmente mi regali un figlio ed adesso vuoi che lo uccida ?” Immaginate il dolore, l’angoscia di questo povero vecchio padre, ma in lui si è ormai radicata un fede talmente profonda che obbedisce, prende il ragazzo, il coltello, la legna e parte per il monte.
Ecco una potente raffigurazione di quello che
avviene, non so di chi sia il quadro.
Da notare l’atteggiamento umile e sottomesso di
Isacco, grandiosa immagine di quello che sarà il vero olocausto offerto per la
salvezza del mondo: Gesù Cristo.
Abramo
prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il
fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt’e due insieme. 7 Isacco
si rivolse al padre Abramo e disse: “Padre mio!”. Rispose: “Eccomi, figlio
mio”. Riprese: “Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per
l’olocausto?”. 8 Abramo
rispose: “Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!”.
Proseguirono tutt’e due insieme; 9 così
arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare,
collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la
legna. 10 Poi
Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. 11 Ma
l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: “Abramo, Abramo!”.
Rispose: “Eccomi!”. 12 L’angelo
disse: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so
che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio”. 13 Allora
Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio.
Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. 14 Abramo
chiamò quel luogo: “Il Signore provvede”, perciò oggi si dice: “Sul monte il
Signore provvede”. 15 Poi
l’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16 e
disse: “Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e
non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, 17 io ti
benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come
le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza
si impadronirà delle città dei nemici. 18 Saranno
benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai
obbedito alla mia voce”.
Bene, diciamo che l’essenziale finisce qui. Sara muore a 127 anni ed Abramo a 175 anni , dopo aver messo al mondo un sacco di figli con una schiera di concubine.
In tutta umiltà ho cercato di far gustare una fetta
di una torta squisita , soprattutto a chi non ha mai potuto o voluto
assaggiarla, cercando di evidenziare come in questa torta ci sia tutta la vita
degli uomini. Nella storia di Abramo c’è tutto: bassezza e grandezza, delusione
e speranza, vigliaccheria e coraggio, avidità e generosità, lussuria e
redenzione, gioia e dolore, dubbi e certezze, ma soprattutto c’è questo fidarsi
senza riserve di un Dio misterioso, pertanto mai afferrabile dal nostro
intelletto. Ma sul monte Dio provvede !